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Studio Irvine / James Irvine un inglese a Milano

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Il Museo del Novecento presenta un omaggio al designer e al rapporto con Milano.

Il Museo del Novecento presenta JAMES IRVINE: UN INGLESE A MILANO, un omaggio al designer e al rapporto con Milano.







Il progetto, a cura di Maria Cristina Didero e Marco Sammicheli, si inserisce nella programmazione che il Museo realizza in occasione del Salone Internazionale del Mobile a Milano e che ha visto protagonisti nel 2013 Gabriele De Vecchi e Odoardo Fioravanti e nel 2014 Vico Magistretti e Bruno Munari.







“Un Inglese a Milano” è una macro-rappresentazione compatta del mondo di Irvine che spazia da una selezionata serie di prodotti, prototipi, collezioni, disegni, ispirazioni e materiali.







L’installazione, realizzata in collaborazione con lo Studio Irvine, ricostruisce in scala le sue amate treasure box e intreccia un dialogo tra gli oggetti personali del designer e le opere di maestri quali Fortunato Depero, Luigi Mantovani e Alfredo Di Romagna, selezionate dai curatori e attinte dalla collezione permanente dell’istituzione.







Irvine arriva a Milano nella metà degli anni ’80 dopo aver concluso i suoi studi a Londra alla The Royal College of Art e da allora non lascerà più l’Italia fino alla sua recente scomparsa, avvenuta nel 2013. A Milano Irvine fonda lo studio milanese Chelsea boy, negli anni cruciali dello sviluppo internazionale del Salone del Mobile, hub sicuro e gioviale per una comunità di colleghi designer che successivamente diventeranno star della scena creativa







mondiale e personalità del design contemporaneo. Marc Newson, Jasper Morrison, Naoto Fukasawa, Konstantin Grcic e Micheal Young hanno eletto lo studio di Irvine a base italiana dei loro progetti, e non solo. Amici veri che hanno condiviso la passione per il design esplorando al tempo stesso il territorio fertile costituito dalle tante e ottime opportunità che l’industria italiana,







poteva loro offrire.







Per James Irvine Milano era sinonimo di rapporti umani, di abitudini condivise, di caffè presi al volo al bar, di lavoro avvincente (in solitaria o in team). James Irvine era profondamente innamorato dell’Italia e in particolare della città di Milano, dell’atmosfera che qui si respira, del buon vivere e di quelle tante e affabili situazioni, tipicamente milanesi in cui lavoro e relazioni si sposano nella convivialità di una colazione o una cena. Il cavatappi Luigi nasce proprio a tavola dallo scambio







amichevole con un maître di un ristorante tanto da prenderne addirittura il nome. Un altro esempio è la sedia Open Chair (Alias, 2007) ispirata alle sedute da esterno del noto caffè milanese Gin Rosa. Irvine scelse Milano come base permanente, non solo per la sua vita professionale ma anche per quella affettiva sposando Marialaura Rossiello - oggi alla testa dello studio omonimo con Maddalena Casadei.







La mostra è realizzata in collaborazione con Amorin, azienda portoghese leader nella produzione di sughero e Danese Design Milano. I due partner della mostra sono stati scelti per il valore e la natura della collaborazione instaurata con James Irvine nel corso







degli anni. Danese Milano inizia a lavorare con lo studio dalla fine degli anni Novanta e il primo oggetto che entra in produzione risale al 2001. Il rapporto con Amorim è significativo perché l’azienda portoghese scelse il designer inglese e continua ancora







oggi a progettare prodotti con lo studio Irvine.

GIORNI:
14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 APRILE 2015

LOCATION:
Museo del Novecento
Piazza del Duomo, 6

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