Cosa significa il Fuorisalone per Artemest?
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Gli italiani sono sempre stati bravi ad esprimere l’immaginario collettivo attraverso il sapere delle mani. Il nostro è un artigianato esuberante, e Artemest aggrega i migliori interpreti del momento. Oggigiorno questa abilità di sintesi estetica-culturale si chiama design, e il Fuorisalone è diventato il palcoscenico mondiale per esporre e scoprire nuove tendenze.
Quest'anno sarete presenti al Fuorisalone con un importante evento, come l'avete progettato?
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Il 2018 è l’anno della donna e per festeggiare abbiamo chiesto ai nostri artisti e artigiani di creare dei pezzi unici tutti rosa per celebrare questa nuova presa di coscienza. Chiaramente è anche un’opportunità per fare una mostra coerente (in una villetta disegnata da Giò Ponti!) che racconta il meglio della nostra creatività ma anche del nostro senso dell’umorismo un po’ ironico.
Design, arte, artigianato. Tre dimensioni che ritroviamo nella vostra piattaforma oggi sempre più presenti al fuorisalone, chi contamina chi?
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Non esiste un confine preciso fra l’arte, il design e l’artigianato. La nostra è una cultura che celebra la cura del dettaglio, che gioisce della sorpresa creativa e che apprezza il talento del singolo artigiano. Ormai infatti si deve dire “maker” perché sempre di più queste potenzialità si mescolano. Nel nostro caso direi che le influenze sono storiche: Michelangelo, Leonardo, Palladio, Piero della Francesca, l’800, il 900, il ventesimo secolo… Impossibile fare una lista corta, no?
Cosa vuole dire oggi innovazione per un giovane designer o brand che parte dall'autoproduzione o dall'artigianato?
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L’innovazione parte sempre da una necessità di vita vera, e in quanto le circostanze storiche cambiano anche il design si evolve. Il design ha il mandato di unire i bisogni estetici del momento con le competenze culturali e tecnologiche per fornire oggetti d’uso che in qualche modo ci regalano una nuova visione del quotidiano. Ogni designer e ogni ditta si deve chiedere, “E’ necessario questo oggetto?” Se la risposta è no, deve continuare la ricerca. Se la risposta è si, allora ha una responsabilità verso la comunità creativa di realizzarlo. La necessità può essere effimera, estetica, polivalente, ma deve in qualche modo rispecchiare un umore collettivo.
Quanti dei vostri 500 clienti/artigiani sarà presente al fuorisalone? Che tipo di vetrina può essere per loro?
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Al salone esporremo pezzi di circa 50 artisti/artigiani diversi. Se noi facciamo bene il nostro lavoro questa potrebbe essere una vera pista di lancio! Poi, scusa, stiamo facendo una casa tutta rosa… Cosa c’è di più bello?
Vorrei che il Fuorisalone...
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Cambiasse il corso della storia, che ci aiutasse a portare alla ribalta il genio creativo italiano, e puntasse una luce sull’unicità della bellezza dei nostri prodotti, tanto da trasformare gli spettatori in sostenitori e megafoni per la “rivoluzione del bello”.
Da tenere d’occhio al Fuorisalone 2018
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STRANGER PINKS in Via Giovanni Randaccio, 5. Lo spazio sarà aperto al pubblico per tutta la durata del Fuorisalone 2018!
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