L'intervista
La versione di Lee Broom sul Fuorisalone
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Cosa significa il Fuorisalone per te?
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Per i progettisti come me è diventato l'opportunità di mostrare il proprio lavoro ad un pubblico veramente internazionale, senza i vincoli di una fiera tradizionale. Fuorisalone, insieme a eventi come la settimana della moda e il recente Expo, ha dato a Milano una visione veramente internazionale.
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La cosa più strana che ti è successa durante la Milano Design Week
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La prima volta che ho esposto a Milano è stata nel 2012, con l’installazione “Public House” a Ventura Lambrate. Ho creato un pub inglese in una galleria, dove si trovavano in mostra i miei mobili e si serviva whisky al bar. Un anziano signore italiano è entrato, era il suo centesimo compleanno e abbiamo bevuto un whisky insieme al bar. È stato un momento strano, ma un ricordo sorprendente.
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La cosa fondamentale che hai scoperto o imparato al Salone
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Con così tanti eventi e presentazioni in una sola settimana, è importante distinguersi dalla folla. Ma è anche importante presentare il proprio lavoro con integrità. Come progettista mi spingo sempre al limite quando si tratta di creare i concetti per le mie presentazioni durante il Fuorisalone, è necessario essere unico.
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Il tuo rapporto più bello nato durante la settimana del design
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Tra me e il mio team. Quando siamo tutti insieme a Milano, è un’esperienza completamente diversa rispetto a quanto lavoriamo insieme a Londra. Durante il Fuorisalone lavoriamo insieme fino a tardi, lavoriamo duro fino a tardi, mangiamo insieme e giochiamo insieme. Si tratta di un'esperienza intensa e diventiamo una cosa sola, ci si lega tutti in un modo molto speciale.
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Cosa e dove mangi durante la settimana?
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Cerco sempre di andare da Convivium a Brera per la pasta almeno due volte durante il periodo che trascorro a Milano. Ma il mio luogo del cuore è lo Spazio Rossana Orlandi.
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Vorrei che il Fuorisalone…
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...fosse un po’ più lungo di una settimana
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