L'intervista
La versione di Gaetano Pesce sul Fuorisalone
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Cosa significa il Fuorisalone per lei?
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Che tutta la creatività non può essere contenuta in un solo Salone e quindi deve essere ospitata fuori. Mi azzardo a dire che l’establishment delle idee si trova dentro e il contrario si trova fuori, ma non so se sia vero. Inoltre, quello che so per certo è che il Fuori Salone milanese ha fatto scuola alla Biennale d’Arte di Venezia, alle varie settimane della moda di New York, Londra, Parigi, a Documenta, Frieze, Pad, Basel and Miami Basel, the Armory Show e così via.
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L’oggetto feticcio che ha trovato (o rubato) durante la Design week
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Un abito da donna realizzato con una plastica innovativa che cambiava di forma con il calore del corpo. Lo ho scoperto in una bottega di Via dei Fiori Chiari che purtroppo non esiste più. Il vestito era concepito e realizzato da una giovane designer di Berlino. Non l’ho rubato, ne ho negoziato il prezzo.
3
La cosa più strana che le è successa durante una settimana del design milanese
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Ho trovato un gatto randagio che ho fatto curare da un veterinario locale e che oggi si trova ad ammirare l’East River di New York dalle mie finestre.
4
La cosa fondamentale che ha scoperto o imparato al Salone
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È importante non vivere in un’isola deserta.
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Il suo rapporto più bello nato durante la settimana del design
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Questa domanda mi porta nel privato e, non facendo nomi, mi ricorda una giovane gallerista di Parigi con cui ho fatto una bella e profonda conoscenza.
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Da non perdere alla Design Week 2016
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Da non perdere: sfuggire il déjà vu e andare verso l’innovazione. Come si fa a sfuggire il déjà vu? Chiedendo in giro.
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