L'intervista
La versione di Valentina Auricchio sul Fuorisalone
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Cosa significa il Fuorisalone per te?
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Il Fuorisalone è una grande festa in cui tutti siamo protagonisti e spettatori allo stesso tempo. Il design internazionale viene a Milano per festeggiarsi e per brindare a ciò che ha prodotto nel mondo, nel bene e nel male. Come in tutte le feste, s’incontrano amici di vecchia data, persone che escono dalla propria tana per condividere progetti passati e futuri, si toccano le mantelle dei grandi e si evitano le persone indesiderate.
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Cosa ti ha lasciato l’esperienza di Design City?
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Con Design City ho ritrovato una dimensione che pensavo di aver perduto (il tempo). Se il Salone è il momento per “mettersi in mostra”, il momento per festeggiare, il momento per curiosare e lasciarsi trasportare; Design City è il momento per fermarsi a riflettere su ciò che ci ha colpiti, nel bene e nel male. Sono momenti complementari.
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La cosa fondamentale che hai scoperto o imparato al Salone
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Come professionista quello che ho imparato negli anni è che se si vuole presentare qualcosa durante la Design Week, e quindi si decide di investire tempo, energia ed economie, è meglio che sia qualcosa che valga la pena mostrare. Sono un po’ stufa della “bulimia progettuale” e forse non è più tempo di mostrarsi per il gusto di esserci. Ma il mio animo democratico dice anche che s’impara sempre da tutto e che se non ci fosse “il brutto” non sarebbe possibile apprezzare “il bello”. L’altra cosa che ho imparato è scoprire Milano!
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