Dirac

«Non possiamo assolutamente considerare il quadro come spazio su cui proiettiamo le nostre scenografie mentali, ma come nostra area di libertà, in cui noi andiamo alla scoperta delle nostre immagini prime. Immagini quanto più possibile assolute, che non potranno valere per ciò che ricordano, spiegano, esprimono, ma solo in quanto sono: essere»
Piero Manzoni, in Metodo di scoperta, 1957-58

Tra il 1957 e il 1963 Piero Manzoni  espone alcune superfici àcrome, tele bianche imbevute nel caolino, spazio di libertà assoluta, aperto ad infiniti significati. Nel vuoto di quelle tele di gesso l'artista scopre le proprie immagini prime. 
Gesso. Non-materia, non-colore. Fin dal V secolo a.C. il modello in gesso costituisce un momento analitico essenziale, in cui l'artista si sofferma sulla struttura, l'equilibrio delle masse, i gradienti di luci e ombre, i movimenti e le pause. 
L’atelier Klingenberg Arkitektur si unisce a questo filone, esponendo sei maquette in gesso dei suoi progetti, a testimonianza dell’importanza del modello quale strumento di ricerca, visiva e teorica, e di sperimentazione.
Da qui l’idea di allargare la riflessione agli studenti del Liceo Artistico Umberto Boccioni, convocando la loro personale sensibilità.
A partire da un cubo regolare di gesso, ciascun autore ha immaginato un luogo. Costruzioni cartesiane, al di là dello spazio-tempo, che restituiscono nelle loro assenze, scavi e sottrazioni, un'idea rarefatta, appena delineata, di Architettura. 
Le rigorose condizioni iniziali, lo stesso materiale, un identico formato, hanno fatto emergere con forza l'alterità di ciascun progetto; uno accanto all'altro i modelli si presentano quali gesti di liberazione, racconto spaziale del coming-of-age che gli autori stanno attraversando.

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