Fondazione Giangiacomo Feltrinelli: fondare nuovi dialoghi a Milano
Il panorama di Viale Pasubio non è più quello che Milano conosceva fino a pochi anni fa. Da poche settimana è stato inaugurato l’edificio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, uno dei progetti più discussi nel recente sviluppo urbanistico della città, perché ha preso il posto di un vivaio tanto amato dai milanesi ma anche per il forte impatto visivo in un contesto storico.
Si tratta del primo edificio pubblico italiano Progettato da Herzog & de Meuron e - come ogni loro progetto - non può e non vuole passare inosservato. La struttura ha la sezione di una casetta da fiaba (un quadrato sormontato da un triangolo) ma si sviluppa in lunghezza con una struttura modulare che sembra uno scheletro meccanico, ma ricorda anche un’astronave planata a due passi da Porta Garibaldi. Questo gioco architettonico di equilibri e diagonali si sviluppa su cinque piani fuori terra e uno interrato, spazi aperti al pubblico e aree dedicate agli uffici, una sezione per la Fondazione e una (la più cospicua) per il nuovo quartier generale di Microsoft.
Si è parlato tanto dell’edificio, ma poco si è parlato del suo contenuto e delle attività che la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli promuove, ovvero la ricerca delle scienze sociali che si concretizza in mostre, conferenze, incontri, didattica e varie forme d’arte. I temi cardine sono globalizzazione, politica, rappresentanza, lavoro, cittadinanza europea, dimensioni della sostenibilità e pratiche di partecipazione. In linea con gli obiettivi della Fondazione, la Sala Polifunzionale del primo piano è stata concepita per diventare una nuova piazza, luogo di scambio, interazione, discussione e apprendimento. Più raccolta (e spettacolare) è la sala di lettura del quinto piano, dove è possibile consultare il patrimonio della Fondazione, fatto di 220.000 monografie, 25.000 collezioni periodiche, 1 milione e mezzo di carte manoscritte. Non poteva mancare la piazza commerciale, così al piano terra abbiamo la libreria Feltrinelli di Viale Pasubio e il Babitonga Cafè, spazi fluidi e aperti che ben si integrano con il quartiere e gli spazi circostanti.
Foto credits Filippo Romano
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