Mia E Göransson Solo Show
Officine Saffi
via Aurelio Saffi 7
MILANO
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Aprile 2017
Rocce, piante grasse, piccoli pianeti, architetture metafisiche dai colori curiosi. L’artista, designer, ceramista Mia E Göransson crea opere che sono raffinati e affascinanti ecosistemi.
Gli organismi che popolano i suoi paesaggi possono ricordare le forme della natura frammentata e ricomposta, una New Nature che svela e nasconde allo stesso tempo le strutture geometriche sottese alle leggi naturali, quelle linee, vortici, traiettorie che le piante seguono nel loro sviluppo, nelle fasi della crescita, secondo rapporti armonici invisibili ed eterni.
Uno scontro tra la morbida organicità della vita e il rigore della geometria. Ne nascono dei piccoli teatri aperti sul mondo, sull’ambiente circostante che l’artista spiega essere molto influente durante la fase creativa. Ogni tanto vuole perdere il controllo. Vuole lasciare che il caso si insinui nella sua ricerca estetica. La luce, l’aria, lo spazio entrano a far parte della composizione, la muovono e la trasformano fino al punto di cristallizzazione.
Le leggi della fisica sono sorpassate, la forza di gravità non ha potere sulle architetture che Mia costruisce. In bilico, in una azzardata sospensione, angoli appoggiano su curve lisce, cubi o cilindri si sporgono troppo in là, eppure non crollano.
E allora interviene il colore, lo stesso su tutte le superfici, oppure i toni più accesi e giocosi che una tavolozza possa ospitare.
Nelle composizioni monocrome emergono i riflessi, le rotondità e gli spigoli, creando scenari misteriosi, irreali. E nei toni più tenui si potrebbe ricordare la delicatezza delle pennellate di Giorgio Morandi, il silenzio delle sue composizioni, fatte di vasi e brocche appoggiate sul tavolo da lavoro in uno studio polveroso.
L’uso del colore e l’applicazione di geometrie più o meno irregolari porta all’astrazione, interesse sempre più manifesto nei lavori dell’artista. Alcuni dei suoi oggetti potrebbero essere caduti fuori da un quadro di Kandinsky, si potrebbe ricondurre alla semplicità del cerchio, del triangolo e del quadrato, ma qualcosa li complica, li arricchisce, si intromette nella banalità del normale e scopre un divertito gusto nel creare, nel liberare le forme e dar vita a oggetti inconsueti.
Quando il colore identifica le sculture, ritorna in mente una certa metafisica, ad esempio del Mauvais génie d'un roi (1914-15) di Giorgio De Chirico, con cui condivide la classicità greca, l’utilizzo di piedistalli, la prospettiva centrale volutamente resa ambigua. Alcune sue ceramiche sono come Muse inquietanti che si guardano da vicino, oppure semplicemente forme ovoidali allungate, che mimano esseri viventi, forse alieni. I rimandi all’antica Grecia, alle statue classiche, alle colonne e ai templi si relazionano con la scultura contemporanea, creando santuari e altari in miniatura, devoti agli dèi di un futuro sconosciuto.
Nelle installazioni più complesse, disposte su piani diversi e sotto teche trasparenti, compaiono oggetti così insoliti da sorprendere e incuriosire a ogni nuovo sguardo. Una foresta incanta? Una foresta di segni? Oggetti planati sulla terra da un’altra galassia?
Le forme, i colori, i rilievi delle superfici, sembrano parlare il linguaggio dei sogni, come in un dipinto surrealista degli anni ‘20 del XX secolo.
Mia E Göransson è in questo senso una visionaria, una sognatrice, che ammicca a un design ludico, le sue opere potrebbero essere giochi per bambini o modellini di enigmatiche città del futuro. Compiendo un lavoro di astrazione della natura circostante, l’artista arriva a realizzare una nuova natura decostruita, concreta, solida, oggettuale, come diceva Ettore Sottsass:
"Nous avons réalisé des objets concrets pour exprimer des idées abstraites ...
et ils ont tous fini dans des galeries d’art."
L’eco del Design radicale degli anni ‘60 e ‘70 è evidente; il design che scardinò gli standard precedenti, non rispondendo più solo ai criteri di razionalità e funzionalità, allontanandosi dal minimalismo e dall’estetica industriale, ma cercando di comunicare le emozioni. Dall’inizio degli anni ‘80, il design rivoluzionario del gruppo Memphis di Sottsass e dei colleghi Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Matteo Thun, Aldo Cibic, Arata Isozaki, solo per citarne alcuni, si compone di forme che sono allegorie di pensieri e desideri.
Il rimando è anche alle fantasiose e futuristiche costruzioni dell’artista e designer di origine francese Nathalie Du Pasquier (che in passato fu un membro del gruppo Memphis, appunto), dove però intervengono con più insistenza la ripetizione di pattern formali e cromatici.
O ancora, può avvicinarsi alle sculture fragilissime e dai toni pastello, in carta da zucchero, colla e gesso, dell’artista inglese Karla Black.
Mia E Göransson non si lascia condizionare dalle leggi della geometria o della tecnologia, racconta che la sua ricerca e il suo utilizzo dei materiali, come la ceramica ad esempio, è sempre sperimentale e lascia che il processo di lavorazione la sorprenda:
“The stimulus of unexpected results is an important part of the process”
Rami che diventano archi sorretti da piedistalli, mele bucate, meteore o frutti proibiti, vasi capovolti, nuvole dure e increspate fissate a terra attraverso solidi geometrici. Dai toni più scuri al rosa candito, dalle tinte piene alle sfumature. Il campionario sembra essere infinito.
Quindi lo stesso stimolo per qualcosa di inaspettato può guidarci nel viaggio o nello spettacolo a cui l’artista ci invita, nel “processo” di osservazione ci lasciamo stupire da una geografia bizzarra, da rarefazione e concentrazione insolite, da profili mai visti oppure ogni tanto sognati.
Officine Saffi
Mia E Göransson
Arte
info@officinesaffi.com
Via A. Saffi 7, 20123 Milano
tel: +39 0236685696
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