TRASFORMAZIONI

Claudio Lopasso vive e lavora a Milano. Immerso nella città ne respira la civiltà postindustriale, progettuale e  creativa. Costruisce un suo alfabeto  fatto dei reperti industriali di cui Milano che oggi sono oggetto di memoria non sempre consapevole. E, nello spirito di Milano, non ne ha fatto elementi di pura contemplazione , ma dispositivi per l’uso quotidiano. Ha piegato l’inutilità di oggetti “orfani” a nuovi utilizzi in ambienti domestici o di lavoro in continua trasformazione, ma bisognosi sempre di un qualche ancoraggio con il passato. Quasi un’operazione di archeologia industriale.

L’opera che emblematicamente rappresenta questo metodo e l’humus culturale cui è correlato è probabilmente Elettra  una scultura luminosa creata da un dissipatore di elettricità che evoca l’immagine della spina dorsale di uno immaginario animale fossile di migliaia di anni fa,  forse pronto a diventare un transformer di domani. Qui ci sono tutti gli caratteri del percorso progettuale di Lopasso: elementi industriali obsoleti, una funzione nuova ma ricollegabile all’antica, il perseguimento di una forma archetipa, l’essenzialità del gesto creativo, la praticità del risultato.