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Fuorisalone.it's blog, written by the e.reporters team, is a TIPS continer about the design's scene. In collaboration with BMW Serie 1 and Zonatortona for the project TIPS like no one.

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La settimana del Salone del Mobile. Cioè quella cosa che fa sì che a Milano ci siano meno parcheggi del solito e, al contrario, più feste che ristoranti cinesi? Ah, sì. Figata. Me la ricordo: la so. Bene, anche quest’anno Fuorisalone.it s’è messo in moto pare, e vi organizza. Voi. Voi che con i pass vi districherete a destra e a manca (sgattaiolando dove non si può – perché è questo che vi si chiede, ed è questo quel che farete); voi che da quest’anno avete a disposizione uno spazio in più: il blog. Questo blog. Date consigli, dunque. Le tartine di Kartell fanno schifo? E’ compito vostro farcelo sapere. Siate responsabili.

Come di consueto, voi e.reporter, con tanto di cellulare in mano “scattatate”, ma scattate tanto, per la miseria. Vogliamo foto, vogliamo tutto. Dita nel naso e pezzi design dai nomi improbabili ed altrettanta improbabile fattezza. Siete più che in grado. Lo avete dimostrato. E’ giunto il momento di riproporre la cosa.

Che ne penso io? Io non ne penso molto. Io penso che Milano di queste cose abbia bisogno come Venezia delle gondole. Il che è un po’ sibillino mi rendo conto. Ma non chiedetemi troppo, mica sono e.reporter, io. Scherzi a parte oltre le foto, parlateci. Che quelli sul campo siete voi. E, ribadisco, oggi avete un blog. Fatene buon uso, con tutti i soldi che abbiamo speso per farvi studiare, non fate tardi. E non fate preoccupare la mamma.


Altra cosa, le prendo un po’ come fossero appunti – ché poi mi dimentico e non va bene. I bagni. Guardate che i bagni sono fondamentali. E sia chiaro io vi consiglio una totale ed estrema promiscuità. Andate e prendete nota. Fotografate. E per sempre nella mente, un qualche cosa di catartico magari – si sa mai nella vita che succede – beh, voi andate: nei cessi. Oh, là... l’ho detto. Andate e proprio per il non plus ultra infilatevi, voi donne, in quelli degli uomini e viceversa. No, non storcete il naso. No, non guardatemi così. Cosa mi frega a me del “chissà che casino viene fuori, poi”. Siete e.reporter? andate nei bagni. E fotografate. E venite a render conto qui, sul blog. Sto aspettando...

Vi dico: certe cose sono fondamentali. Ovviamente, spiegateci, dove siete? Un ricevimento, una festa, un’esposizione (qui però, banalotti miei, cercate d’andare di fantasia, almeno....). Una volta spiegate le pochezze che la vita terrena ci impone, dunque, andate al sodo. Pochi punti ma essenziali. Belli? Brutti? Sporchi? Marci? Tazza o Turca? (ommioddio-ho-detto-turca? ommioddio-ho-detto-turca? che-schifo-vado-a-lavarmi-le-mani, così, per il solo averlo detto).

Io sono un paio d’anni che prendo nota dei bagni dei ristoranti, si ma tu, Simone, sei pure un filo ossessivo (vero, ma non capisco questa esplosione di sincerità da dove salti fuori, ora)... dicevopaiod’anni che prendo nota delle toilette dei ristoranti e molti che se la menano chissà come, hanno poi degli sgabuzzini dove tira una bora siberiana che ferma tutto lì. Non ce n’è, ma nemmeno per sbaglio. Uno apre la porta con le migliori intenzioni e... niente. Torna al tavolo che tanto è uguale.

Insomma, fate i ggiovani con la doppia “g”, ci sarà qualcuno che limona duro, imboscato da qualche parte? Ok, voyerismo a manetta. E sia. Ma diteci, poi, che profumo c’era. E la carta igenica, che quella mi manda in bestia: era una roba grigio ferrovia dello stato, o la delicata da quarantaveli alla vaniglia? Ché lì la storia cambia, e si limona meglio, alla vaniglia. Vale.


Facciamola semplice. Obbiettivo 2. Mutande. Ma quelle brutte. Che siamo capaci tutti di sfoggiare tanga dal sapore vivace e boxer in microfibra che fanno un pacco da non dire. E.reporter, a.rapporto. Ok, è orrenda la battuta, me la casso da solo. E’ che qui mi hanno chiesto spunti. Ed io spunti do. Non fosse altro che sono anni che vi fotografate comunque e dovunque ed in ogni posa possibile ed immaginabile, cambiate. Discutevo, con una di voi (e.report / mica cazzi), anzi mi si diceva – io non discutevo mica ascoltavo, al più – che già il 60% del corso di laurea lo si fa per la festa di laurea in sé. La cosa non vi nego mi abbia lasciato un filo perplesso. Ché le feste di laurea sono tutte identiche, per inciso. Alle volte due lingue tra le amiche più ubriache alimentano sogni erotici di oramai catatonici ex-colleghi universitari per i secoli a venire. Ma proprio niente di più. E non mi venite a raccontare che non è così... Mutande, ragazzi. Mutande. Che sia l’anno della mutanda. Voglio mutande orrende. Roba da farli vergognare per tutta la vita. Costa larga e maglietta dentro. Slip d’improponibile memoria. Ché lo sfigato alberga ovunque anche fra la créme della créme della gente più cool del momento più style nella città più (non ho altre parole idiote da dispensarvi). Mutande. Alle feste, mutande. Non è un’opinione, ok? Cioè, è un ordine. Fotografate mutande. Che di facce da culo ne abbiamo viste troppe. Da oggi mutande. E siate delicati, intendo, ho solo detto di fotografarle. Sia detto per inciso
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