Paolo Paradiso nasce a Milano. Intraprende studi di grafica pubblicitaria ma si dedica anche alla pittura di cui è appassionato da sempre. Comincia ad occuparsi anche di fotografia tanto che nel 1978 apre un suo studio fotografico e diviene collaboratore di riviste di moda e studi pubblicitari.
Nel 1983 una svolta importanrte: decide di trasferirsi negli USA stabilendosi a Chicago. Durante gli anni trascorsi in America la pittura, mai abbandonata, diviene sempre più importante fino a diventare la sua attività prevalente. Nel 2003 espone la sua produzione americana alla Michael H. Lord Gallery di Chicago.
Dal 2004 ritorna a Milano, dove attualmente risiede.
Nello stesso anno partecipa al Premio di Pittura Carlo Dalla Zorza indetto dalla Galleria Ponte Rosso e ottiene il I Premio. Nella primavera del 2005 espone in mostra personale presso l’Università Bocconi e in settembre tiene la sua prima mostra personale alla Ponte Rosso dal titolo L’America dipinta di Paolo Paradiso, presentata in catalogo da Carlo Adelio Galimberti; nel 2006 presenta An American Theme.
Nel 2007 tiene la personale Atmosfere americane al Centro Culturale del Comune di Pizzighettone, mostra presentata in catalogo da Damiana Tentoni. Negli anni seguenti, sempre alla Ponte Rosso, espone: Music for the eyes (2008), Four Years After (2009), Metropolis (2010), presentata in catalogo da Flamino Gualdoni, fino all’attuale The shadow of the Empire.
Ha scritto di lui FLAMINIO GUALDONI (presentazione in catalogo, febbraio 2010):
“(...) Le serie pittoriche di Paradiso raccontano la stessa città che, nel 1929, veniva scolpita dalle parole di Bernard Fay, storico francese grande amico di Gertrude Stein: New York “ci sovrasta con la sua magnificenza incongrua, il suo potere e la sua voluttuosità”, con “linee rette ovunque, orizzontali e verticali” che creano “una città di rettangoli, dura e brillante, il centro di una vita intensa che essa espande in ogni direzione”: è insieme “abietta e opulenta”, ma è l’unico luogo del mondo capace di ricostruirsi ogni volta di nuovo, di essere e sapersi veramente moderna.
Paradiso è innamorato di quell’immagine, di quelle immagini, tanto da proiettarvi, in una scelta di vita affatto particolare, le proprie stesse scelte ed esperienze biografiche. Vive la metropoli d’oggi continuamente proiettandovi quella, non meno autentica e vitale, che l’iconografia novecentesca gli ha consegnato, distillata in una misura sovratemporale. Da qui la sua passione per la fotografia storica, quella che da Sheeler appunto rimonta sino ai panorami stranianti della mitica Fairchild Aerial Surveys, quelle delle strade brulicanti e delle insegne, quella che diverrà, ma ancora non è, Pop. (...)”