Ancora una volta il fuorisalone è finito.
La riflessione che mi cinge la mente, quest'anno, è la contrapposizione tra apparenza e sostanza, tra il lusso estetico fine a se stesso e l'utilità materiale di un oggetto di design di alto livello.
Non sono un addetto ai lavori o un esperto, ma gli anni si accumulano e mi sembra che si vedano sempre le stesse cose; la gente aumenta ed in maniera inversamente proporzionale diminuiscono i cocktail party, le code si fanno sempre più lunghe come sempre più lunghi sono i serpenti di automobili che asserragliano le zone più trafficate della mia città.
Io non pretendo di conoscere il significato metafisico del concetto design o del fuorisalone stesso, ma ho l'impressione che dopo due anni di 'e-reporting' mi sia ritrovato al punto di partenza. Ovvero a quando l'anno scorso, candidandomi per la figura di e-reporter testé menzionata, ho dovuto sintetizzare un concetto, un pensiero, per descrivermi dinnanzi gli occhi di ignoti esaminatori e che ora, forse, cade giusto a pennello per dipanare questo mio dilemma interiore.
(Per me) “ Il Design è sostanzialmente un orpello riguardo la mera essenza ingegneristica dei progetti, un vezzo indispensabile che ci circonda sotto forma di oggetti, vestiti ed una miriade di altri prodotti. A volte risulta essere superficiale o eccentrico ma, in fondo, che vita sarebbe senza quest'immancabile creatività? “

Buon fine fuorisalone a tutti.

Va bene, va bene, sono un ossessivo compulsivo ed i miei post sono sempre un  po' polemici..
Allora vorrei parlarvi della location più carina che ho visitato, di qualcosa che non solo non critico ma anche elogio: un luogo curato, con uno stile rustico ma anche ricercato, accogliente e non banale.
E non mi si dica poi che sono un brontolone.

Si, sono pigr(o).
Sono pigro perché ho rinunciato a disseminare Milano di inutili sottobicchieri, che mi sembrano solo immondizia preconfezionata.
Mi sono iscritto al sito ed ho distribuito le spillette, probabilmente potrebbe anche essermi capitato di parlarne a qualcuno in preda a qualche effluvio alcolico, ma mi sono rifiutato di aumentare ancora di più di carta e suoi derivati le strade del fuorisalone. Mi si può dire marketing virale, ma ho sempre l'intimo e segreto sospetto che siano un po' delle cagate...

Una favola con architetture...
Sono approdate alla libreria Corraini Montevideo, in occasione del Salone del Mobile, le tavole originali del libro "i tre porcellini", un classico delle favole ambientato da Steven Guarnaccia nel mondo dell'architettura e del design.
Ci si immerge per un momento in un frammento del mondo della nostra infanzia, ma circondati da tutto quello che si è imparato dopo...e così le case di importanti architetti del Novecento e altrettanto conosciuti oggetti di design, accanto alle vicende dei tre porcellini e del lupo, danno vita ad una divertente combinazione.

La sua immagine che porta un fiore nel petto viene illuminata da un fascio di luce rossa. Una rosa rossa, un po’ fiore un po’ cuore. Un viaggio all’interno, nelle viscere della sua interiorità, un cammino emozionale avvolto da tonalità cangianti che lasciano senza fiato. Il desiderio, l’ispirazione, l’estro, la passione, l’amore e l’intimità in un percorso che si fa via via più personale, intimo e riservato alla ri-scoperta di ciò che sta dietro (o dentro) un fiore, che petalo dopo petalo svela ma allo stesso tempo ripara da occhi indiscreti ciò che in realtà ha di più caro.

...ma perchè nessuno aveva ancora pensato all'interruttore della luce sulla maniglia??!