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Fuori dalla cartina della guida di interni, verso nord, ai confini della città e della realtà fuorisaloniana, c'è Ventura Lambrate. Devo ringraziare il mio amico Tommy, lui sì designer attento e non 'chiaccheratore di professione' come me, che sabato scorso davanti a uno Sbagliato profetizzò "quest'anno il meglio lo troverai a Lambrate!". E così è stato sin'ora. Mi mancano ancora il distretto Brera e la Statale, vedremo. Sia in via ventura, ma ancor di più in via arrighi avrete la possibilità di respirare quell'aria che si respirava agli albori del fuorisalone, quell'odore di ferro arrugginito, di olio per macchinari impastato con la polvere, di ... burro olandese. Sì perchè da queste parti  la lingua madre è proprio l'olandese. Ieri penso di essere stato l'unico italiano che si aggirasse nell'incantevole fabbrica ex-minerva, me ne sono accorto perchè urtando un ragazzo che stava anch'egli fotografando mi sono sentito uscire un inaspettato .."sorry". Non si tratta di esterofilia, anzi, in questa zona infatti hanno preso residenza sia la rivista Abitare che la SPD, Scuola Politecnica di Design. Non per altro si tratta anche della zona con la più fervente attività immobiliare di Milano. Insomma avere un loft qui, già ora, fa molto molto figo. Ho trovato molto interessanti le opere dei ragazzi dell'Hotel RCA , un college, ops...Royal College, inglese (che ovviamente voi designers conoscerete benissimo) che ci propone gioielli fatti di capelli, un fantastico robot che disegna il tuo ritratto col plotter partendo da una tua fotografia, dei magnifici altoparlanti king-size e tanti altri progetti meraviglisamente concettuali.

Ah se vi capita di aver fame, in via ventura ci sono due olandesine che vi preparano una fantastica 'public pie' di mele al curry. Dove di preciso? Mmm...non serve la destinazione precisa, appena arriverete in via ventura seguirete istintivamente il profumo.


Proprio così sento schiamazzare da uno scooter di passaggio poco prima di ri-approdare in zona tortona. Trattengo a stento una colossale risata che "decido" di godermi internamente e in dubbio se classificare una scena tale tra le peggiori vanzinate di questo paese o assurgerla al rango di una monicellata possibile. Ritorno qui perchè ieri era ancora tutto in allestimento e anche per assecondare la mia sociofobia latente che mi consiglia di levarci il "dente"-superstudio più prima possibile, prima cioè, che diventi insostenibilmente saturo di visitatori. Lascio dunque i distretti che mi ispirano di più, lambrate su tutti, festadelperdono e brera poi, ai prossimi giorni.

Non sono un designer, osservo il fuorisalone come un profano.  Sono però un visitatore della prima ora, ricordo ancora i primi fuorisaloni vissuti come un'apparizione mariana. I cortili milanesi aperti, le zone exindustriali rianimate per una settimana, i primi stranieri a Milano non interessati solo ai negozi del quadrilatero, e tanta tanta innovazione. Quest'ultima è la cosa che da sempre mi ha stimolato a tornare. Come tutti i veterani, ero pronto a scrivere qualche riga piuttosto snobistica, e ce le avevo anche pronte le frasi. Tipo: "Tra gli espositori del Fuorisalone di quest'anno c'è pure la grappa Nardini, a quando un gemellaggio col Vinitaly?". Oppure ancora più cattiva, "le code per strada, i venditori di zucchero filato, odore di salamelle ovunque, lo sporco per terra, la lista degli espositori sempre più deprimente ed eterogenea, il Fuorisalone sono gli "Obei Obei dei fighetti". Le avevo pronte ma poi...ma poi ti ritrovi sdraiato sopra un favoloso temporary-giardino all'ultimo piano dello studiopiù ad ingollare Bellini e mangiare insalata zeppa di omega3 baciato da un sole meraviglioso e attorno a te, bizzarri tavolini costruiti utilizzando pannelli solari, tavolini sopra i quali tre ragazze spagnole stanno litigando per decidere a quale aperitivo andare alle orediciotto. Tutto questo è puro-fuorisalone. Ti affacci sotto e vedi dei ragazzi olandesi che mixano ottima musica elettro per un pubblico di giovani svaccati sopra immensi cuscinoni a loro volta installati sopra una lentissima giostra sopra la quale campeggia la meravigliosa scritta: "SO MUCH NOTHING TO DO"...a Milano! Puro dadaismo.

No niente, non ce la faccio, non capirò mai cosa ci azzeccano la Samsung con la grappa Nardini, la Eastpak col Veuve Clicquot, ma da milanese io questa manifestazione me la tengo stretta.
Ricchioni compresi, con ironia parlando.dS


se 'fuorisalone' fosse una farfalla (una farfalla bulimica a giudicare dai tanti, troppi, eventi, location, cose, scose tra le quali mi perdo e mi rifiuto di trovare un senso una priorità preferendo smarrirmi e perchè no aprofittare della passeggiata per comprare un paio di scarpe da ginnastica) quest'oggi abbiamo visto la sua crisalide.

Trapani ronzanti, assi di legno messe di traverso, manciate di sassi bianchi gettati a seminare un parquet troppo sgombro, ragazze-immagine in fase di addestramento, cavalli di plastica fatti scivolare giu dai camion, e tanti uomini corpulenti beatamente non-alla-moda che si danno da fare per  allestire qualcosa che forse da domani si potrà dire ultimata. 

Qualcosa comunque la si intuisce già a motori spenti, il fuorisalone di quest'anno vive l' "ossessione" verde. Dovunque le fil rouge c'est le fil vert. dS
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